I venditori porta a porta fanno firmare all’ignaro interlocutore un contratto spacciandolo per un depliant informativo che invece è l’impegno all’acquisto di merce (per lo più accessori per la casa, pentole ) per un controvalore di alcune migliaia di euro.
La tecnica prevede tra l’altro che, dopo la firma del depliant, il commerciale si ripresenti alla famiglia oltre i 14 giorni concessi per il recesso, mettendo le persone di fronte alla realtà: avete firmato un contratto
LA TRUFFA: La firma viene fatta apporre con la scusa dell’avvenuta consegna del catalogo, in seguito ad una pseudo indagine commerciale sugli acquisti futuri che il consumatore intervistato vorrebbe fare secondo le proprie esigenze. Successivamente, dopo circa quindici giorni, si presenta un altro venditore porta a porta il quale richiede di scegliere la merce dal catalogo poiché la precedente firma impegnava il consumatore ad acquistare la merce per euro 3.000, scegliendo dei beni dal catalogo. Se la persona si rifiuta di scegliere la merce il venditore minaccia azioni legali in virtù del contratto firmato.
Dal Veneto al Trentino, dal Piemonte all’Emilia Romagna, dall’Abruzzo alla Sicilia. La cosiddetta “truffa” del catalogo continua imperterrita a mietere “vittime” in tutta Italia da Nord a Sud, in tutte le classi d’età: dagli anziani alle giovani coppie. I venditori porta a porta appartengono a società con nomi diversi che cambiano continuamente, ma il metodo impiegato è più o meno sempre lo stesso. Qui di seguito riportiamo in forma anonima il racconto di una famiglia romagnola truffata che si è rivolta all’associazione Difesa Consumatori Adico:
“Siamo stati contattati telefonicamente da una signora che mi ha annunciato la consegna di un catalogo con vari prodotti della casa senza obbligo di acquisto. Qualche giorno dopo arrivava un signore che mi consegnava il catalogo in presenza di mio marito confermandoci che non ci sarebbe stato nulla da comprare, a meno che non avessimo deciso noi scegliendo la merce presente sul depliant. Poi mi ha fatto firmare una commissione dicendomi che era solo un modo per dimostrare la consegna del catalogo. Quando è andato via ho messo tutto in un cassetto senza crearmi alcun problema. Circa un mese dopo un altro responsabile dell’azienda si è presentato a casa consegnandoci dei codici di vendita per una spesa totale di 6.990 euro. Io e mio marito abbiamo spiegato le nostre ragioni, ma quello non le ha volute sentire. Poi ha fatto una chiamata a un responsabile e ci ha proposto uno sostanzioso sconto. Ma noi non vogliamo assolutamente nulla”.
Adico conferma che la vicenda è simile a decine di altre storie, nel caso in questione, come la maggior parte di quelli di cui si occupa, le persone vengono messe di fronte al fatto compiuto ben oltre i quattordici giorni concessi dalla legge per recedere.
Cosa fare in caso di truffa?
Il primo vero consiglio, è quello di evitare di accogliere in casa venditori porta a porta se non si ha interesse nei confronti dei prodotti. Ciò significa anche di rifiutare qualsiasi appuntamento fissato al telefono.
Si può procedere con il recesso tramite l’invio di una raccomandata con ricevuta di ritorno, se si incappa nel raggiro e ci si rende conto di aver firmato un vero e proprio contratto entro 14 giorni dalla stipula,
Se si incappa nel raggiro ma si viene messi al corrente dopo i 14 giorni, allora bisogna stare molto attenti a: non lasciare assegni, non lasciare cambiali, non affidarsi a una finanziaria e non aprire l’eventuale merce e inviarla indietro.
A questo punto la cosa migliore è affidarsi a degli esperti; Adico dispone ad esempio di un team di legali che negli anni hanno annullato decine e decine di cataloghi , aiutando decine di famiglie italiane che erano state “incastrate”. Le uniche difficoltà si manifestazione soprattutto quando ci si affida a una finanziaria, ma intervenendo in tempi stretti si può sistemare la situazione.
Fonte: ADICO
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