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10 OTTOBRE: GIORNATA MONDIALE DELLA SALUTE MENTALE

Circa 6 milioni di italiani sono colpiti da ansia e depressione legati allo stress sul lavoro. Questi disturbi psichici hanno un forte impatto sia sul piano personale che sul piano lavorativo.

La giornata Mondiale della Salute Mentale, che si celebra il 10 ottobre in tutto il mondo, è dedicata quest’anno all’importanza del luogo di lavoro. Lo stress da lavoro colpisce 6 milioni di italiani, un lavoratore su cinque, ed è uno dei disturbi mentali più frequenti legati all’occupazione. Lo stigma che ancora circonda le malattie mentali, la loro scarsa conoscenza da parte dei colleghi e la ridotta attenzione dei datori di lavoro a prendersi cura della salute mentale dei propri dipendenti, non sono l’unico problema. A ciò si aggiunge la scarsa propensione del lavoratore ad affrontare l’argomento, per paura di eventuali conseguenze.  

Gli effetti di questa situazione non ricadono unicamente sull’individuo, ma sull’intera comunità. I disturbi psichici rappresentano il 26% di tutte le disabilità e hanno un impatto pesante sulla quantità di vita e sulla sua qualità, con gravi ripercussioni sul piano personale, affettivo-familiare, socio-relazionale e lavorativo.

Depressione e ansia sono problemi molto comuni che hanno un impatto sulla nostra capacità di lavorare e di farlo in modo produttivo. In tutto il mondo, oltre 300 milioni di persone soffrono di depressione, la principale causa di disabilità, e più di 260 milioni vivono con disturbi d’ansia. Secondo una recente stima dell’OMS, ansia e depressione costano all’economia globale mille miliardi di dollari ogni anno in termini di perdita di produttività. Eppure, ancora poche sono le azioni di tutela contro i fattori di stress all’interno delle aziende.

Le donne sono particolarmente colpite, anche a causa delle forti pressioni che provengono da più parti: dall’esclusione dalle posizioni apicali, alla disuguaglianza salariale, fino ad un maggior rischio di disoccupazione e di precariato. Sono soprattutto le donne ad andare incontro ad azioni discriminatorie, violenze, molestie, mobbing e bullismo. Inoltre, si devono occupare della casa e delle cure delle persone care, attività che continuano a non essere equamente condivise con gli uomini di casa. Tutto ciò ha delle ripercussioni sullo stato di salute, fisica e mentale.

Secondo l’Oms, guardando al lavoro, i fattori di rischio principali per la salute mentale sono l’inadeguatezza delle politiche di salute e di sicurezza, ma anche delle pratiche di comunicazione e di gestione; una limitata partecipazione ai processi decisionali e uno scarso controllo sulla propria attività e situazione; inesistenti misure di sostegno per i dipendenti; scarsa flessibilità nell’orario di lavoro e scarsa chiarezza nei compiti e negli obiettivi organizzativi. In altre parole, per affrontare il problema della malattia mentale bisogna andare oltre il tema squisitamente psichiatrico e risolvere questioni legate all’equità e all’organizzazione del lavoro. 

Fonte: La Stampa

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