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Parcheggio in sosta vietata? Si rischiano quattro anni di carcere

Una recente sentenza della Corte d’Appello di Palermo ha ribadito un indirizzo giuridico.

Altro che multa: lasciare la macchina in sosta vietata può portare il proprietario dell’auto anche a finire in prigione, con un rapido passaggio dal codice della strada a quello penale.

A ribadirlo pochi giorni fa è stata la Corte d’Appello di Palermo con la sentenza 648/2016, legata ad un litigio familiare. Il tribunale ha confermato che se un automobilista parcheggia la propria vettura in sosta vietata, in particolare impedendo ad un’altra auto di uscire da una proprietà privata o da un parcheggio, rischia di essere condannato per violenza privata, con un’interpretazione ampia ma ormai giuridicamente condivisa dell’articolo 610 del Codice penale: “Chiunque, con violenza o minaccia, costringe altri a fare, tollerare od omettere qualche cosa è punito con la reclusione fino a quattro anni”.

In sostanza, come ricorda la sentenza, “Il requisito della violenza si identifica in qualsiasi mezzo idoneo a privare coattivamente l’offeso della libertà di determinazione e di azione”. Quindi, ad esempio, bloccando l’unica uscita di una via privata, specie se a questo si aggiunge anche un eventuale danno specifico che la sosta vietata arreca al guidatore che cercava di uscire, ad esempio perché diretto in ospedale o ad un importante appuntamento di lavoro.

A dimostrazione di come questa interpretazione sia ormai giuridicamente consolidata, la sentenza del tribunale siciliano ne riprende un’altra della Corte di Cassazione, la 483476/15, nella quale si ribadiva lo stesso principio, spiegando anche come il reato non fosse necessariamente legato alla volontà di recare danno (leggasi dolo). Per arrivare ad un procedimento penale basta infatti anche una dimenticanza o noncuranza e solo un caso di forza maggiore potrebbe scagionare l’automobilista colpevole di sosta vietata: ad esempio, la necessità di lasciare la macchina in sosta vietata per portare un ferito al vicino Pronto Soccorso.

Non è quello del ‘parcheggio’ davanti ad un cancello, comunque, l’unico caso di sosta vietata che può portare ad una condanna penale. Poco tempo fa, ad esempio, due automobilisti milanesi avevano lasciato la propria auto vicino ad un incrocio, ostruendo la visibilità ad altre macchine. Poco dopo un uomo è morto in un incidente proprio in quell’incrocio per non aver avuto una visuale completa della strada: i due automobilisti sono così stati accusati di concorso in omicidio. Il Codice della strada recita infatti espressamente che “durante la sosta e la fermata, il conducente deve adottare le opportune cautele atte a evitare incidenti“. Anche in questo caso, essendo addirittura sopravvenuto un danno fisico ad un terzo soggetto, si passa dall’illecito amministrativo a quello penale con possibilità di condanna, come spiegato, fino a quattro anni.

Ovviamente, perché parta il procedimento penale, in queste situazioni c’è necessità di una querela della parte offesa. Chi si sentisse danneggiato dalla sosta vietata può avvisare la polizia per richiedere lo spostamento dell’auto ‘incriminata’con un carro attrezzi, meglio se dopo aver fatto delle fotografie sia per avvalorare la propria tesi al momento della denuncia ai Carabinieri che come prova per il successivo processo. Ovviamente, oltre al procedimento penale, la ‘vittima’ può anche costituirsi come parte civile per il risarcimento del danno: in questo caso, comunque più spinoso, potrebbe però subentrare come aiuto al presunto ‘colpevole’ l’assicurazione da lui sottoscritta, almeno entro il massimale previsto dalla RC auto.

Fonte: Virgilio Motori

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