Il totale delle bollette elettriche non pagate dai morosi è stimato circa un miliardo di euro, che dovranno essere pagati in parte dai consumatori domestici onesti con un rincaro di 2 euro sulle bollette della luce. Il Governo e il Parlamento erano al corrente di tutto e sarebbero potuti intervenire ma non l’hanno fatto. La stima e la velata accusa sono state fatte dalla stessa autorità di settore Arera in una nota diffusa ad alcune associazioni di consumatori.
Gli oneri di sistema della bolletta elettrica non pagati dai clienti morosi ci costeranno, in media, 2 euro all’anno. Una cifra molto lontana dai 35 euro paventati da una bufala circolata via Whatsapp nei giorni scorsi, ma abbastanza per far infuriare tutti i clienti onesti, che pagano la bolletta regolarmente ogni tre mesi. La polemica è nata intorno a metà febbraio, dopo la delibera di Arera (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) 50/2018; ad oggi, infatti, gli oneri di sistema che paghiamo al nostro operatore, ovvero una voce della bolletta slegata dal consumo della luce, vengono a loro volta girati ai distributori di energia, che li versano nelle casse del Gse (Gestore dei Servizi Energetici). I clienti che non pagano le bollette, però, creano un danno economico sia ai propri operatori che ai distributori. Questi ultimi, infatti, sono costretti ad anticipare il denaro, e se non lo ricevono dai venditori lo perdono per sempre, perché si tratta di crediti inesigibili. La delibera prevede che questi oneri irrecuperabili debbano essere versati dal cliente finale, per colmare il buco lasciato dal mancato pagamento dei morosi.
L’Autorità dell’energia si è dovuta adeguare alle sentenze del Consiglio di Stato e del Tar della Lombardia, a cui si erano appellate alcune società venditrici, ma nel frattempo si è anche appellata alla Cassazione per cercare di annullarne gli effetti. Il tribunale amministrativo ha infatti contestato il meccanismo in atto fino ad ora: venditori e distributori devono anticipare i soldi, indipendentemente dal fatto che li abbiano ricevuti. Nella nota Arera spiega di aver fatto di tutto per scongiurare l’imposta nei confronti dei consumatori onesti: “Quanto affermato nelle sentenze porta a un potenziale incremento delle situazioni di mancato versamento degli oneri generali, aumentando potenziali comportamenti opportunistici da parte dei venditori che potrebbero versare ai distributori somme ben inferiori a quelle effettivamente incassate a titolo di oneri di sistema”.
Il timore è infatti quello che eliminando l’obbligo di anticipare il denaro, qualcuno possa ricavarne un guadagno in modo illecito. Il risultato è un aumento complessivo e incontrollato degli oneri generali a carico della totalità dei clienti finali. Secondo Arera la delibera 50 è un tentativo di evitare questo rischio di “aumento incontrollato” perché, se è vero che da una parte addebita ai clienti gli oneri inesigibili, dall’altra continua a obbligare ancora venditori e distributori a versare gli oneri fatturati, a prescindere dal fatto che li abbiano riscossi oppure no.
Infine l’Autorità passa la palla alla politica dato che Parlamento e Governo sapevano già da tempo quello che stava per accadere; è stata infatti la stessa Arera a informarli attraverso segnalazioni e documenti pubblici. Ma ci sarebbe ancora modo per rimediare: l’Autorità ha proposto di far pagare gli oneri di sistema con le stesse modalità in cui oggi paghiamo il canone Rai. Un modo per “mettere in sicurezza il sistema di esazione” e rendere superfluo il meccanismo di recupero che si è innescato, mandando su tutte le furie consumatori e relative associazioni.
Fonte: Adico, Il messaggero, Repubblica
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