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Olio extravergine d’oliva: i vantaggi di sceglierlo BIO

L’olio è l’alimento principe delle nostre tavole e la qualità della materia prima è importante per preservare la nostra salute.

Caratteristiche generali

L’ olio extravergine di oliva si definisce bio per l’utilizzo esclusivo di olive autoctone da coltivazione biologica, di provenienza quindi certificata, l’assenza di sostanze come concimi e pesticidi nella produzione e l’obbligo di seguire precise regole nella spremitura.
L’olio biologico ha un gusto e un costo paragonabili ai migliori oli extravergine presenti sul mercato, ma nasce solo da una filiera in cui tutti gli attori coinvolti, dall’ulivicoltore a chi si occupa della frangitura, fino a chi lo imbottiglia, devono essere certificati dall’ente di controllo di agricoltura biologica.

 Processo di lavorazione

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Una volta raccolte le olive, possibilmente a mano o comunque con il minor impiego possibile di macchinari per non guastare le proprietà, il profumo e il sapore del prodotto, queste vengono trasportate nel frantoio. Qui la lavorazione deve essere scrupolosa: stoccaggio di breve durata; molitura fatta in un frantoio a macine o a molazze, che mantiene bassa la temperatura del prodotto; gramolatura, che separa l’olio dall’acqua, anche qui a freddo; infine estrazione del liquido dalla pasta oleosa. I tempi e i costi di questo processo sono maggiori che nella produzione industriale, ma si ottiene un prodotto di maggiore qualità e migliore composizione.

Perché bio

Nei paesi mediterranei l’olio extravergine è il condimento principe della cucina. In Italia ne consumiamo circa 12 kg a testa all’anno. Per questo motivo è importante limitare l’assunzione di sostanze chimiche sintetiche, ma anche usare un prodotto che non abbia subìto alterazioni dei suoi principi nutritivi e delle caratteristiche organolettiche originarie.
Fondamentale è anche poter contare sulla certezza che le olive utilizzate non siano di origine incerta, o coltivate secondo procedure non documentate. Un olio, per essere bio, deve infatti sottostare a controlli rigorosi: non si possono mischiare olive di provenienze diverse, ma solo locali, e non si possono miscelare qualità diverse, come invece spesso avviene nell’olio distribuito a livello industriale. In alcuni casi, infatti, pur se profumato con l’aggiunta di una bassa percentuale di olio extravergine di oliva, quello che viene immesso in commercio è in realtà olio lampante, lo stesso che si usava per alimentare le lampade e che è prodotto con olive non raccolte dall’albero, ma cadute a terra, magari con un principio di muffa.
Fonte: Gustissimo
Per acquistare: goodplace.it
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Gli oli per massaggio: quali sono e come usarli

Quali sono gli oli che si possono usare per il massaggio e come si usano in base alle loro proprietà e caratteristiche.

Gli oli da massaggio si prestano come base in cui diluire gli oli essenziali: essendo infatti questi ultimi troppo concentrati per essere utilizzati direttamente, gli oli di base permettono di aggiungere, alle qualità dell’olio di base, anche quelle specifiche dell’olio essenziale.

Gli oli da massaggio

Tutti gli oli di base sono oli da massaggio, e sono molti. Ciascun olio di base ha, però, caratteristiche e applicazioni particolari.

Ecco gli oli che si trovano in commercio, e che possono essere utilizzati come oli di base nel massaggio aromaterapico.

L’olio di mandorle dolci

L’olio di mandorle dolci è il più diffuso e il più conosciuto e di facile reperibilità. Contiene e vitamine, glucosidi e minerali.

È ricco di proteine ed adatto a tutti i tipi di pelle. Come olio di base è il più utilizzato perchè aiuta a dar sollievo a pruriti, secchezza e infiammazioni.

Olio di mandorle dolci

L’olio di oliva

L’olio di oliva: di colore verde viene estratto dalle olive. L’olio da massaggio estratto dalle olive e a scopo estetico è molto differente da quello che normalmente si usa in cucina.

Contiene proteine, vitamine e mineral; insieme all’olio di mandorle dolci è molto usato in cosmetica come olio di baso, pur essendo più grasso e del particolare odore: per questo ultimo motivo può essere usato come olio da massaggio ma soltanto diluito in un altro olio in una proporzione del 10% e mai in presenza di pelle grassa o comedonica.

olio di oliva

Oli, oleoliti e oli essenziali: le differenze

L’olio di jojoba

L’olio di jojoba viene estratto dal frutto ed è conosciuto principalmente per le sue qualità antinvecchiamento; infatti contiene una sostanza cerosa che è molto simile al collagene e trova specifico impiego nelle pelli segnate dal tempo o da eczemi e psoriasi. Penetra molto velocemente ed è adatto a tutti i tipi di pelle.

olio di jojoba

L’olio di nocciola

L’olio di nocciola ha le stesse caratteristiche dell’olio di mandorle, ma a differenza di questo ha proprietà astringenti. Può essere usato diluito con altri oli di base o al 100%.

olio di nocciole

L’olio di albicocca

L’olio di albicocca: insieme all’olio di jojoba è utile nel trattamento delle pelli precomente invecchiate dal tempo o dallo stress. Idrata la pelle secca, lenisce quella infiammata e sensibile. Si può utilizzare come olio di base puro.

olio di albicocca

L’olio di germe di grano

L’olio di germe di grano: particolarmente ricco di vitamina E, insieme all’olio di jojoba è indicato per le pelli segnate dall’invecchiamento cutaneo. Penetra in profondità e si può usare diluito poiché troppo grasso se usato puro.

olio di germe di grano

L’olio di avocado

L’olio di avocado: è un olio dalle forti proprietà idratanti. È molto grasso e apporta nutrienti alle pelli disidratate o con eczemi, ma viene usato anche per pelli grasse, per le quali è particolarmente efficace.

Il suo utilizzo deve essere però limitato a una concentrazione del 10% e quindi aggiunto ad un altro olio di base: usato da solo può risultare troppo grasso, soffocando la pelle anziché idratarla.

olio di avocado

Consigli sull’acquisto degli oli per massaggio

Questi oli di base sono di facile reperibilità nel bacino mediterraneo in cui viviamo: a parte l’avocado, tutte le piante da cui vengono estratti crescono e vivono alle nostre latitudini.

È necessario che siano biologici e ottenuti tramite pressione o spremitura a freddo, senza aggiunta di agenti chimici e senza l’uso di alte temperature, che alterano la struttura chimica dell’olio.

Ricordiamo sempre che ogni cosa ci spalmiamo sulla pelle viene assorbita ed entra nell’organismo, proprio come il cibo che mangiamo, l’acqua che beviamo e l’aria che respiriamo. Prestiamo attenzione quindi alla composizione degli oli e alla loro provenienza.

Fonte: cure-naturali.it

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Olio extravergine di oliva: diffidare dalle offerte low-cost

L’ olio extra vergine d’oliva in Italia è in serio pericolo.

La sopravvivenza di uno dei prodotti alimentari più benefici per la nostra salute è insidiata da tre pericolose minacce: l’utilizzo diffuso di insetticidi negli uliveti, la guerra dei prezzi e le sue implicazioni, e una legge vigente che non tutela la qualità. E’ indispensabile, dunque, acquisire informazioni e divulgarle per preservare la sua esistenza e quella degli onesti produttori locali legati ad essa.

Questi ultimi, infatti, sono costretti a competere con grandi aziende che non si fanno scrupolo di utilizzare espedienti nocivi per la salute del consumatore. Ma andiamo con ordine.

Una recente indagine dell’A.R.P.A.M. (Agenzia regionale per la protezione ambientale delle Marche) ha confermato una realtà inquietante: in circa 4 su 10 bottiglie d’olio extravergine acquistate in un supermercato si è riscontrata la presenza di pesticidi. Tra questi figura addirittura il Dicofol, un derivato del Ddt, insetticida proibito in Italia nel lontano 1978. Come dimostra un dossier di Legambiente, “Pesticidi nel piatto”, nella maggior parte dei casi, si tratta di antiparassitari, ovvero insetticidi organo fosfati che si caratterizzano per l’essere persistenti e bio accumulabili, con effetti neuro-tossici per l’uomo. Perché, dunque, l’olio con cui cuciniamo e condiamo i nostri alimenti contiene sostanze nocive per la nostra salute? Perché per eliminare i parassiti che si insediano negli uliveti e finiscono per compromettere la produttività del raccolto, alcuni grandi produttori scelgono la via più comoda, economica e, senza dubbio, anche la più dannosa: l’utilizzo di insetticidi. Tuttavia, il buon olivicoltore sa come affrontarli senza ricorrere a sostanze chimiche, che non solo inquinerebbero i suoi prodotti, ma eliminerebbero anche le specie di insetti utili alle piante e all’ecosistema: ad esempio, pianta alberi che favoriscono la nidificazione di uccelli, veri e propri cacciatori di parassiti, ottenendo il duplice risultato di proteggere il proprio raccolto e arricchire la fauna.

Il buon olivicoltore non si ferma qui, ma privilegia la qualità del suo raccolto alla quantità. Per questo realizza la raccolta delle olive nel momento dell’ideale punto di maturazione, garantendo così il perfetto equilibrio fra sapore e grado di acidità. Lo stesso criterio, purtroppo, non viene seguito da alcuni grandi produttori, che al contrario raccolgono le olive soltanto quando queste raggiungono una grandezza tale da generare, attraverso la spremitura, la maggior quantità di olio possibile. La lunga attesa consente di massimizzare la produzione e le vendite, ma implica un elevato grado di acidità. Uno stratagemma, dunque, a discapito della qualità e, pure, responsabile dell’avvio di un circolo vizioso: per dissimulare l’acidità, gli stessi grandi produttori si vedono costretti a impiegare correttori chimici, che compromettono la naturalezza e le qualità benefiche dell’olio. Tale contesto, già di per se complesso, è reso ancora più complicato dalla normativa vigente.

Il regolamento comunitario 1019/2002 prevede infatti l’arbitrarietà di scelta nell’indicazione di provenienza e consente di specificarla sull’etichetta soltanto nel caso in cui la percentuale di olio italiano sia pari o superiore al 75% e la parte residua derivi da un altro Paese UE. Pertanto,si può facilmente supporre che le bottiglie di olio extravergine senza indicazione di provenienza contengano quasi sicuramente quantità considerevoli di olio estero. A suffragare questa ipotesi ci sono le 460.000 tonnellate di olio che l’Italia importa annualmente da Spagna, Turchia, Grecia e Tunisia. Purtroppo parte di tali importazioni è costituita non da oli extravergine, ma da prodotti di bassa qualità, in alcuni casi addirittura nocivi. E sono proprio questi i tipi di olio che, per colpa della legge vigente e di chi se ne approfitta, vengono utilizzati per integrare l’olio extravergine di molte delle bottiglie che troviamo nei supermercati.

Ora siamo in grado di comprendere la realtà che si nasconde dietro le luci delle offerte low costOli extravergine d’oliva a cinque euro, a volte addirittura a due euro, non regalano generosamente qualità, ma ci ammaliano con il loro modico prezzo e celano espedienti dannosi per la nostra salute: pesticidi, correttori chimici, amalgama di oli diversi e mediocri. A farne le spese non è soltanto il consumatore, ma anche il produttore locale onesto, che da sempre opera nel solco della tradizione e nel rispetto dell’ambiente.

Quel produttore locale che, con il suo lavoro quotidiano, ci assicura un prodotto sano e curativo: infatti, il suo olio extravergine d’oliva riduce la percentuale di colesterolo Ldl (quello “cattivo”), i rischi di occlusione delle arterie, il tasso di zucchero nel sangue, previene l’infarto e l’arteriosclerosi, aumenta la secrezione di bile e l’apporto di vitamine importanti. Questo olio ha un costo, e questo costo non è sostenibile se la concorrenza gioca secondo regole sleali all’insaputa del consumatore. Il piccolo produttore locale non ha alternative di fronte a sé: o si adegua alle cattive pratiche o chiude. Informarsi e acquistare con consapevolezza è l’unico modo per salvare lui e noi stessi.

Per acquistare: www.goodplace.it

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