Renzi: “Il decreto è già stato firmato ed è stato inviato ieri a Bruxelles”. Il ministro Martina: “Tappa storica per gli allevatori”. In 30 anni solo una stalla su 5 è sopravvissuta.
Via libera all’etichettatura del latte e dei suoi derivati per salvare le stalle. Con la fine – un anno fa – del regime europeo delle quote (che all’Italia sono costate 4,5 miliardi di euro di multe) i prezzi sono crollati e solo nell’ultimo anno hanno chiuso i battenti 1.500 allevamenti: nel 1984 erano 180mila, oggi non arrivano a 36mila. Nel frattempo il governo è corso ai ripari, ma la crisi è inarrestabile. Da Milano, per il World Milk Day, il presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi rilancia: “Il decreto per l’origine del latte in etichetta è già stato firmato e inviato a Bruxells, prima i fatti, poi le parole”.
Cosa prevede il decreto
Il decreto in particolare prevede tre diciture chiare in etichetta: il ‘paese di mungitura’, il ‘paese di confezionamento’; il ‘paese di trasformazione’. In ognuno dei casi andrà indicato il nome del Paese, ma se le 3 fasi avvengono nello stesso Paese si potrà indicare il relativo Paese. In ogni caso sarà obbligatorio indicare espressamente il paese di mungitura del latte. “Con oggi – rilancia il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina – ufficializziamo che l’Italia porta in etichetta l’origine del latte e dei suoi derivati. E’ una tappa storica per il mondo dei produttori e degli allevatori. E’ un passaggio necessario per garantire sempre di più e sempre meglio i nostri allevatori in questo momento molto difficile per la crisi del latte che sta vivendo tutta l’Europa”.
Coldiretti
D’altra parte – denuncia la Coldiretti – l’Italia è diventato il più grande importatore di latte nel mondo: per il latte a lunga conservazione, tre cartoni su quattro venduti in Italia sono stranieri, mentre la metà delle mozzarelle sono fatte con latte proveniente dall’estero, ma non è obbligatorio riportarlo in etichetta: “Ogni giorno dalle frontiere italiane passano 24 milioni di litri di latte equivalente tra cisterne, semilavorati, formaggi, cagliate e polveri di caseina, per essere imbustati o trasformati industrialmente. E’ un inganno per i consumatori ed è concorrenza sleale per i produttori che utilizzano latte fresco”.
Secondo Coldiretti, intoltre, “la pressione delle importazioni di bassa qualità spacciate come Made in Italy hanno fatto crollare il prezzo alla stalla fino anche a 0,30 euro al litro che non consentono neanche di garantire l’alimentazione degli animali e che spingono le aziende alla chiusura. Per ogni milione di quintali di latte importato in più scompaiono 17mila mucche e 1.200 occupati in agricoltura. A rischio ci sono i 120mila posti di lavoro nell’attività di allevamento da latte che generano lungo la filiera un fatturato di 28 miliardi”.
Per capire quanto sia delicata la situazione basti pensare alla dinamica dei prezzi: nel 1984, all’inizio del regime delle quote, il latte veniva pagato in media agli allevatori 0,245 euro al litro mentre i consumatori lo pagavano 0,40 euro al litro (780 lire). “Oggi – accusa Coldiretti – il prezzo del latte fresco moltiplica più di quattro volte dalla stalla allo scaffale, con un ricarico del 317% con il latte che viene pagato agli allevatori in media 0,33 centesimi al litro mentre al consumo il costo medio per il latte di alta qualità è di 1,5 euro al litro. Il prezzo pagato agli allevatori è aumentato di poco più di 10 centesimi mentre il costo per i consumatori è cresciuto di 1,1 euro al litro”.
Dopo il lancio del logo 100% italiano, un mese fa, il ministro Martina aveva chiesto risposte più concrete dall’Europa ricordando come l’Italia portasse avanti “il piano nazionale per il settore” nel quale rientrano il tagliato delle tasse del 25%, l’aumento della compensazione Iva al 10% oltre all’intesa con l’Abi per la moratoria di 30 mesi dei mutui delle aziende lattiere. Di recente è stato anche attuato l’accordo di filiera che permette l’intervento della Grande distribuzione a sostegno degli allevatori italiano: da Coop a Granarolo che hanno aumentato gli approvigionamenti.
Matteo Salvini
Critico il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini: “Il ministro dell’Agricoltura annuncia che, finalmente e dopo tante insistenze della Lega, sulle etichette delle confezioni
del latte venduto in Italia sarà indicata l’origine del prodotto. Peccato che, se non si ridiscutono i prezzi con le imprese e la grande distribuzione, le nostre stalle continueranno a chiudere. Stanno ammazzando la nostra Agricoltura e la nostra Pesca”.
Fonte: La Repubblica
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