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PERPLESSITÀ PACE FISCALE: CONDONO O MAXIROTTAMAZIONE DELLE CARTELLE EQUITALIA?

Durante il 244esimo anniversario della fondazione della Guardia di Finanza, Salvini ha annunciato di voler introdurre un condono per le cartelle fino a 100.000 euro, per chiudere i debiti di tanti imprenditori, commercianti e professionisti.

La misura non avrà finalità di condono ma intende agevolare i contribuenti che, pur volendo, non potrebbero pagare i proprio debiti a causa di problemi economici.

Capire, oggi, come funziona la pace fiscale e chi potrà richiedere il condono delle cartelle Equitalia non è così semplice: le novità che emergono quotidianamente sono tante e spesso divergono tra loro.

Ma innanzitutto cos’è la pace fiscale e qual è il programma attualmente previsto dal nuovo Governo?

Ai contribuenti con debiti nei confronti del Fisco, stando a quanto previsto dal programma di Lega e M5S, verrà data la possibilità di aderire alla pace fiscale pagando una percentuale minima della cartella: l’importo dovuto verrà calcolato in base alla specifica situazione economica di ciascun soggetto ammesso alla procedura.

Potrebbero inoltre essere previste tre diverse aliquote di pagamento, pari al 25%, al 10% e al 6%, applicate in base al reddito. Ancora, secondo quanto previsto dal contratto di Governo Lega e M5S, soggetti ammessi alla pace fiscale potrebbero essere tutti i contribuenti con debiti fino a 200.000 euro. È necessario chiarire che per Lega e M5S, secondo quanto dichiarato in più interviste da Salvini e Di Maio così come trascritto all’interno del Contratto di Governo, la pace fiscale non sarà un condono ma una sorta di maxi rottamazione delle cartelle Equitalia per i contribuenti falliti che non hanno potuto pagare Irpef, Iva, contributi Inps e altre imposte.

Ad oggi non è ancora stata approvata alcuna legge ma è chiaro che nelle intenzioni del Governo Conte uno dei primi provvedimenti da approvare sia proprio la pace fiscale, misura necessaria anche per reperire le risorse necessarie all’introduzione della flat tax.

Pace fiscale: cos’è e come funziona il “condono” delle cartelle Equitalia

Potranno aderire alla pace fiscale i contribuenti con cartelle emesse fino al 2014, pari ad un massimo di 200.000 euro e l’importo da pagare sarà pari al 25%, al 10% e al 6% in base al reddito del debitore.

Purtroppo qui sorgono i primi dubbi: Salvini ha dichiarato di voler chiudere soltanto le cartelle fino a 100.000 euro.

Offriamo alcuni esempi di calcolo per capire come funziona:

pace fiscale al 6% per debiti di 150.000 euro di un contribuente in difficoltà economica: l’importo da pagare con il meccanismo di saldo e stralcio sarà pari a 9.000 euro;

pace fiscale al 10% per debiti di 150.000 euro di un contribuente con una situazione economica nella media: saldo e stralcio e pagamento di 15.000 euro per mettersi in regola con il fisco;

pace fiscale al 25% per debiti di 150.000 euro di un contribuente in buone condizioni economiche: importo da pagare pari a 37.500 euro.

In media, secondo i calcoli effettuati da Lega e M5S, sarà necessario pagare il 15% del proprio debito fiscale per regolarizzare la propria posizione nei confronti del Fisco.

Quando sarà in vigore la pace fiscale?

Ad oggi la pace fiscale è soltanto un punto del programma di Lega e M5S in quanto il Governo Conte non ha formalmente ancora avviato la propria attività legislativa.

Fonte: Associazione Difesa Consumatori

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Renzi: “Taglieremo le tasse al ceto medio”

Il premier risponde in diretta sui social. “Squallide le buonuscite ai dirigenti delle banche fallite”. “Sono state scritte balle sull’occupazione. Gli incentivi hanno funzionato, è il loro compito”.

“È squallido” che dirigenti di banche fallite abbiano ricevuto buonuscite milionarie”. Lo ha detto il premier Matteo Renzi, in apertura della diretta Facebook “Matteo risponde”, rispondendo a un utente twitter. Il fatto che abbiano ricevuto buonuscite milionarie nonostante il tracollo delle banche che avevano guidato, per Renzi “non è normale. È squallido”. Poi, una domanda sui grillini. “Il M5s sta schiantando?”, chiede un utente. “Questo è un problema loro”, taglia corto Renzi.

“Bugie sull’occupazione”.

“Oggi hanno scritto sul lavoro clamorose balle, le cose più allucinanti” sul Jobs Act”, ha proseguito Renzi. “Gli incentivi hanno funzionato, è il loro compito. Hanno funzionato nel 2015. Nel giro di due anni abbiamo recuperato 400mila posti di lavoro. Abbiamo interrotto la caduta. Nel dare i dati trimestrali dell’Inps si è visto che il saldo positivo è più piccolo dello scorso anno. Non è che ci sono meno posti di lavoro – prosegue – ma siccome gli incentivi sono ridotti, è cresciuta meno l’occupazione, va meno veloce ma continua a crescere”.
Riforma università entro 2016. La riforma dell’università “la faremo entro il 2016, l’importante è che non sia una riforma calata dall’alto”, ha detto il premier nel corso della diretta sui social. “Dobbiamo coinvolgere gli addetti ai lavori.
Intanto abbiamo messo i soldi”, poi si procederà con la riforma con l’obiettivo di “portare l’università e ricerca fuori dal perimetro della Pa”. E poter “mettere quelle regole in grado di far competere le nostre università con quelle di tutto il mondo”. Sempre a proposito di istruzione, Renzi ha poi aggiunto: “Che meraviglia che i test dell’Invalsi siano stati fatti da oltre il 93% degli studenti. Perchè finalmente questa retorica anti-merito, anti-valutazione, a volte ispirata da qualche professore, è stata cancellata. È una cosa bella. Finalmente il merito torna in Italia”.

“Matteo troppe tasse!”.

Un lettore lo rimprovera perchè ci sono troppe tasse. Renzi risponde: “Abbiamo deciso la più grande riduzione della pressione fiscale mai fatta. Non si vede, ma dobbiamo trovare il modo di farla conoscere meglio. Abbiamo stabilito gli incentivi sul lavoro. Dobbiamo aiutare il ceto medio e le famiglie, altrimenti non difendiamo quella parte lì, la più numerosa. Stiamo discutendo come, se attraverso le aliquote Irpef o un sistema fiscale diverso. Andrà nella legge di stabilità del 2017: è un’assoluta priorità”. “La voluntary disclosure – ha sottolineato – è stata un successo. Stiamo lavorando alla versione 2.0. Perchè se stai all’estero e hai portato soldi all’estero io te li faccio anche riportare ma paghi. E con questi soldi potremo dare una mano al ceto medio”.

“Gli 80 euro non sono una mancia”.

“Io non li prendo perchè guadagno 5mila euro al mese. Ma per chi guadagna 1100 euro gli 80 euro sono soldi. E non sono una mancia elettorale, giusto Berlusconi e Grillo possono dirlo, che tanto sono milionari”.

L’immunità dei grillini.

“L’immunità è diventata uno schermo di cui qualcuno approfitta per non farsi giudicare”. Così Renzi attacca i 5Stelle, in particolare i deputati Di Maio e Di Battista che cita. “Quando qualcuno deve pagare è giusto che lo faccia. Ma perchè quattro deputati dei Cinque stelle che hanno detto cose clamorosamente false non rinunciano alla loro immunità? Rinuncino al privilegio, non sono cittadini come altri?”.

Leggi fascistissime.

“Tu pensi di essere simpatico, ma le leggi fascistissime non sono un giocattolino, una cosa su cui fare ironia, sono simbolo della dittatura”. Lo dice Matteo Renzi a #Matteorisponde a chi gli chiede quale sarà la prossima ‘legge fascistissima’ dopo le riforme costituzionali e l’Italicum. “Quando uno utilizza la parola ‘fascista’ dovrebbe vergognarsi, c’è un livello sotto il quale non si può andare”.

Riforma dell’Agenzia delle Entrate.

Stiamo lavorando perchè i cittadini abbiamo più fiducia nella pubblica amministrazione. Vogliamo trasformare l’Agenzie delle Entrate affinché il sistema sia a disposizione del cittadino e non un sistema vessatorio contro il cittadino”. “Al 2018 Equitalia non ci arriva mica”, chiosa.

“A L’Aquila 114 gru”.

Passare a L’Aquila fa male al cuore. Ora finalmente la città è ripartita davvero, 114 gru. Quando la città sarà tra 10 anni capitale mondiale dell’innovazione, prendiamo l’impegno di non dimenticare nomi e cognomi di chi ha trovato una morte atroce”.

“La percezione insicurezza cresce”.

“I reati diminuiscono – ha detto – ma la percezione dell’insicurezza cresce. Dobbiamo dare un messaggio più forte e più efficace nella prevenzione contro la criminalità. Un esempio: abbiamo beccato alcuni pericolosi terroristi. E autorevoli esponenti di forze politiche in particolar modo in camicia verde, tutte le volte dicono ‘ah non c’è sicurezza’ perchè è stato arrestato uno. Questa è la prova che siamo un Paese che fa polemiche su tutto”. “Ma nella sicurezza – ammette – si può fare di più”.

“Il bonus dopo le elezioni”.

“Il bonus da 500 euro per gli studenti arriverà dopo le elezioni amministrative”. “Sennò . spiega il premier – tutti dicono che Renzi vuole comprarsi il voto dei diciottenni. È una follia, ma per atto di rispetto daremo il bonus dopo le elezioni. E a ottobre ricomincerò con le visite nelle scuole, come facevo quando ero sindaco”.

Fonte: La Repubblica

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Recupero crediti, come difendersi dalle pratiche aggressive scorrette delle società: vademecum del garante

Dalle telefonate a raffica nel cuore della notte alle estenuanti visite sul luogo di lavoro che coinvolgono pure familiari, conoscenti e vicini di casa. Passando per messaggi minatori sul cellulare e lettere scritte apposta per intimorire, con la riproduzione dei loghi dei tribunali o del ministero dell’Economia, pena il ricorso allo spauracchio di Equitalia e dell’autorità giudiziaria o l’iscrizione alla centrale rischi. Sono studiate e rodate nel tempo le tecniche utilizzate dalle società di recupero crediti per sollecitare in tutti i modi i pagamenti dei debitori che non riescono più a stare dietro alla scadenza delle bollette telefoniche, delle rate dei finanziamenti o al rientro dei fidi concessi dalle banche.

Strategie illegali che, al limite dello stalking, puntano a creare pressione psicologica e far sentire il debitore accerchiato e senza via di scampo affinché ceda e paghi subito. A subirle è una fetta di italiani che, tra crisi e perdita di lavoro, nel corso degli ultimi anni si è andata man mano allargando. Un mercato fiorente: secondo l’ultima rilevazione dell’Unirec (l’Unione nazionale delle imprese di recupero, gestione e informazione del credito), le pratiche affidate alle aziende del settore valevano nel 2014 oltre 56 miliardi di euro di cui 10 sono stati recuperati. E il numero dei dossier dati in mano alla società è aumentato nell’ultimo anno del 16%. Più soldi da recuperare ci sono in giro, più aumentano i casi in cui gli operatori ventilano imminenti espropri o pignoramenti immobiliari anche se non se non c’è alcun provvedimento del giudice, al solo scopo di raggiungere maggiori percentuali di “recuperato” e, di conseguenza,soddisfacenti provvigioni.

Un fenomeno tutt’altro che circoscritto a cui il garante della Privacy, dopo anni di denunce da parte delle associazioni dei consumatori, ha cercato di porre rimedio pubblicando un vademecum che spiega quali dati personali si possono trattare nell’ambito dell’attività di recupero crediti, le prassi ritenute illecite, come vanno conservati i dati e il diritto alla riservatezza del debitore. Del resto, il solo potere che hanno i consumatori è una corretta informazione dei propri diritti.

I dati personali – nell’attività di recupero crediti vanno comunicati agli operatori i soli dati anagrafici (il codice fiscale, il recapito telefonico per contattare il debitore, oltre alla somma dovuta) di norma forniti a banche, finanziarie o società di forniture dei servizi al momento della sottoscrizione del contratto. Sia nella fase di raccolta delle informazioni sul debitore sia nel tentativo di presa di contatto, non sono ammesse prassi invasive o lesive della dignità personale.

Le prassi illecite – non si possono comunicare le informazioni relative ai mancati pagamenti ad altri soggetti che non siano l’interessato, come familiari, colleghi di lavoro o vicini di casa) ed esercitare indebite pressioni. Non è legittimo – sottolinea il Garante – neanche fare visite a casa o sul luogo di lavoro, effettuare telefonate di sollecito pre-registrate senza l’intervento di un operatore, utilizzare cartoline postali o invio di plichi recanti all’esterno la scritta “recupero crediti” o formule simili che rendono visibile a persone estranee il contenuto della comunicazione. È necessario, invece, che le sollecitazioni di pagamento vengano portate a conoscenza del solo debitore, usando plichi chiusi e senza scritte specifiche, che riportino le sole indicazioni necessarie a identificare il mittente evitando un’inutile divulgazione di dati personali. Non si possono neanche affiggere avvisi di mora o, comunque, di sollecitazioni di pagamento sulle porta delle abitazioni.

Inoltre, anche se non esiste una norma che stabilisca in quali momenti della giornata è possibile telefonare al debitore, il garante della Privacy ha più volte parlato di un divieto di chiamate ad orari irragionevoli e con frequenza superiore al dovuto. Poi, l’operatore del recupero crediti non può usare un linguaggio aggressivo e violento. In questo caso, pur non configurandosi il reato di minaccia o di violenza personale, potrebbero scattare il reato di stalking.

La conservazione dei dati – salvo l’assolvimento di specifici obblighi di legge (ad esempio, per rendere conto delle attività svolte), che può richiedere una conservazione prolungata dei dati raccolti, una volta assolto l’incarico e acquisite le somme, i dati devono essere cancellati.
L’esercizio dei diritti – il debitore ha la possibilità di richiedere l’origine dei dati personali che lo riguardano, di opporsi, in tutto o in parte, per motivi legittimi al trattamento dei dati che lo riguardano, ancorché pertinenti alla raccolta, oppure, al trattamento dei dati ai fini di invio di materiale pubblicitario o di vendita diretta o per il compimento di ricerche di mercato o di comunicazione commerciale.

Fonte: Il fatto quotidiano

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Pensioni, bollo auto ed Equitalia, ecco le novità annunciate da Renzi

Pensioni, bollo auto ed Equitalia, ecco le novità annunciate da Renzi
Ha iniziato a parlare alle 8,15 dai microfoni di Rtl, ha proseguito nel pomeriggio a Montecitorio in aula e poi alla buvette, per finire la sua maratona attorno alle sette della sera con “Matteo risponde”: per il presidente del Consiglio dodici ore di parole quasi ininterrotte. Una bulimia esternatoria che ha consentito al capo del governo di produrre diversi annunci, alcuni sotto forma di promesse, altri con una maggiore consistenza. Che sono almeno quattro: l’ Ape (Anticipo Pensionistico) che in futuro potrebbe permettere ai nati tra il 1951 e il 1953 di andare in pensione prima del tempo debito; la possibile abolizione del bollo auto con l’aumento del prezzo della benzina; il bonus 80 euro allargato agli immigrati con permesso di soggiorno; le semplificazioni per gli “utenti” di Equitalia.

Già da diversi giorni Matteo Renzi ha iniziato ad andare “a tavoletta”, come dice lui stesso: il Cipe straordinario del primo maggio e poi il giro d’Italia a sottoscrivere patti con le Regioni. Un surmenage con una spiegazione semplice: per Renzi si è aperta la stagione elettorale più importante, con le elezioni amministrative e poi con il referendum istituzionale di metà ottobre. In vista di queste due sfide, il capo del governo ritiene di dover mettere in cascina il maggior numero di realizzazioni possibile. Anche perché – questo è il punto meno evidente – i sondaggi non gratificano Matteo Renzi. Anzitutto quelli che riguardano la sfida per la conquista di Roma. Secondo voci non confermate, le rilevazioni indicano la candidata del Cinque Stelle in forte ascesa, con percentuali sopra il 35% ma questi dati per ora sarebbero stati “oscurati” da alcuni istituti. Ma anche i dati ufficiali sono eloquenti: l’ultimo sondaggio di Euromedia Research, guidata da Alessandra Ghisleri segnala un costante arretramento nella fiducia nei confronti del governo (-0,2 per cento, ennesimo calo nelle ultime settimane), del presidente del Consiglio (-0,4 per cento) e anche del Pd, arretrato al 30,5 per cento, solo quattro punti in più del Cinque Stelle, salito al 26,5.

IN PENSIONE PRIMA CON UN ASSEGNO ANTICIPATO DALLE BANCHE
L’Anticipo pensionistico, visti i costi delle altre proposte in campo (da quella di Cesare Damiano, 4 anni di «sconto» con un taglio del 2% annuo, e quella di Tito Boeri, 3 anni di anticipo con una decurtazione del 3% annuo; 7,5 miliardi solo nel 2017 la prima 3 miliardi la seconda), verrà garantito attraverso una sorta di prestito pensionistico, che consentirà a chi lavora di andare in quiescenza uno, due o tre anni prima del termine con una assegno provvisorio di importo ridotto che verrebbe anticipato dalle banche ( in modo tale da non gravare sull’Inps e sul deficit) da restituire poi a rate una volta maturati i requisiti pieni per la pensione. Un intervento che secondo il sottosegretario Nannicini costerebbe solo qualche centinaio di milioni e quindi sarebbe anche molto più facile da far digerire a Bruxelles. Renzi, che su questo progetto si è confrontato con Poletti e il presidente dell’Inps, punta a inserire l’«Ape» nella legge di Stabilità 2017. «Simbolo e logo sono già pronti» ha spiegato ieri il premier. «Ci stiamo lavorando coi sindacati, i datori di lavoro e la Ue». L’obiettivo è venire incontro a quegli «sfigati», come li ha definiti il premier, «che stavano per andare in pensione» ma che poi a causa dello «scalone secco» voluto dalla riforma Fornero, hanno «perso il treno». In particolare i nati tra il 1951 e il 1953.

ABOLIRE IL BOLLO AUTO MA AUMENTANDO LE ACCISE SULLA BENZINA
Abolire il bollo auto? Non è la prima volta che Renzi ci pensa. L’idea, poi accantonata, era già stata lanciata lo scorso anno al momento di varare la legge di stabilità. «Non è una cattiva idea», ha confermato ieri il premier rispondendo su Twitter a un follower che gli chiedeva un’opinione sulla «proposta di abolizione del bollo aumentando (ragionevolmente) le accise». Per Renzi «è un’idea intelligente, concreta» perché pagherebbe di più chi inquina. Il problema però, è come coprire i 6,5 miliardi di gettito che assicura questa tassa. La soluzione l’ha data nei giorni scorsi una proposta di legge presentata da un deputato di Fare! il movimento di Flavio Tosi. Che in pratica prevede di sostituire l’imposta di possesso, una delle tasse più odiate dagli italiani, con quella sui consumi aumentando l’accisa sui carburanti di circa 15 centesimi al litro. In questo modo si semplificherebbe la vita dei cittadini e la vita dello Stato che avrebbe un incasso certo a prova di evasione. A guadagnarci sarebbero gli utenti della strada che percorrono pochi chilometri, a cominciare dai pensionati, mentre a perderci sarebbero turisti stranieri, autotrasportatori e chi usa l’auto per lavoro. Oltre ai 4 milioni di furbetti che oggi il bollo non lo pagano immatricolando in Bulgaria la loro vettura.

BONUS DA 500 EURO ANCHE PER I DICIOTTENNI STRANIERI CON PERMESSO
Un bonus di 500 euro da investire in cultura anche per i diciottenni stranieri con permesso di soggiorno. È questa la proposta presentata dal governo Renzi al Senato in commissione cultura, dove in queste ore si sta esaminando il cosiddetto decreto scuola. Tanto è bastato per far scatenare la Lega Nord che ha definito questa novità «una mancia elettorale» dell’esecutivo in vista delle amministrative del giugno prossimo. Roberto Calderoli, vice presidente di Palazzo Madama, batte i pugni: «Ancora una volta Renzi fa pagare la campagna elettorale del governo e della sinistra ai cittadini». Andrea Marcucci, presidente della commissione Cultura, definisce l’estensione del bonus ai maggiorenni con permesso di soggiorno «una misura giusta e civile». Anche perché, prosegue il renziano, «la card di 500 euro è una parte della risposta italiana al terrorismo. Dunque incentivare i giovani alla cultura è un modo per educare alla tolleranza e alla responsabilità». Per Rosa Maria Di Giorgi, che è stata assessore con Renzi a Firenze, nonché rappresentante della dottrina renziana in commissione, si va nella giusta direzione: «E’ un modo per fare andare questi ragazzi a teatro, nelle librerie. D’altro canto la cultura è uno strumento potentissimo di integrazione».

DAL PRIMO LUGLIO UNA SOLA SOCIETÀ E NOVITÀ SUI PAGAMENTI
La data del grande annuncio è il primo luglio: da quel giorno Equitalia, oggi divisa in tre società autonome (Nord, Centro e Sud) sarà una cosa sola. Una sola società, regole uniformi su tutto il territorio nazionale (ed esclusa la Sicilia che ha la sua società di riscossione regionale), meno dirigenti, economie di scala, costi più bassi. Il nuovo corso della società di riscossione è stato già anticipato dal direttore Ernesto Ruffini nelle audizioni parlamentari. L’idea è di far marciare parallelamente riorganizzazione e semplificazioni per i cittadini. Avvisi di pagamento più chiari, fine delle code per ottenere i bollettini di rateizzazione delle multe, massimo utilizzo delle procedure on line. Le rate minime, che oggi non possono scendere sotto i cento euro al mese, dovrebbero scendere sotto quella soglia: per i debiti al di sotto dei cinquantamila euro potrebbero essere concesse rate anche da cinquanta euro al mese e domiciliate in banca attraverso l’Iban. Un’altra ipotesi allo studio è estendere a livello nazionale una sperimentazione avviata a Lecce, Firenze e Varese: inserire nelle cartelle spedite ai cittadini, oltre al bollettino di pagamento, il modello di richiesta rate ed il piano che il concessionario può concedere al debitore.

Fonte: lastampa.it

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