Il governo apre il cantiere delle pensioni e mette sul tavolo anche le minime, perché sono “troppo basse” dice il presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi.
Nel menù della riforma cui metterà mano il governo c’è anche la flessibilità, con la possibilità di uscire prima dal lavoro “rinunciando a qualcosa”, anche l’esecutivo promette di fare attenzione ai lavoratori impiegati in settori “usuranti”. Ecco come cambieranno le pensioni.
Minime
Oggi i trattamenti minimi per chi non ha versato abbastanza contributi si aggirano sui 500 euro al mese: nel 2016 interessa oltre tre milioni di pensionati. Palazzo Chigi vorrebbe estendere a questa fascia di persone il bonus da 80 euro previsto dal Jobs Act, ma solo per i redditi fino a 26mila euro annui: secondo tecnici del governo l’operazione costerebbe circa tre miliardi di euro l’anno, troppi anche nonostante la flessibilità ottenuta dall’Unione europea. Più probabile che si decida di restringere la platea a quanti hanno un reddito effettivo da pensioni sotto il minimo escludendo, quindi, quando percepiscono dall’Inps altri trattamenti come – per esempio – un assegno di reversibilità.
Flessibilità
Per gli addetti ai lavori è ormai scontato che dall’anno prossimo si potrà smettere di lavorare a 63 anni (tre anni prima di quanto stabilisca la Legge Fornero del 2011): il governo avrebbe voluto partire quest’anno, ma con i vincoli di bilancio sarebbe stato impossibile spendere 5-7 miliardi di euro. Palazzo Chigi ha quindi deciso di coinvolgere il sistema bancario: saranno banche e assicurazioni a erogare per un massimo di tre anni l’assegno pensionistico. Raggiunta l’età pensionabile, poi, il lavoratore inizierà a restituire a rata – negoziabili – il dovuto: la penalizzazione del trattamento sarà nell’ordine del 3-4% a seconda degli anni di anticipo e del reddito effettivo. Particolare attenzione sarà rivolta alle professioni usuranti: il governo vorrebbe aggiornarne l’elenco fermo da anni, salvaguardando chi davvero lavora in condizioni difficili, dai cantieri edili agli asili.
Fondi e riscatto laurea
Palazzo Chigi sta ragionando su taglio dell’aliquota fiscale sui rendimenti dei fondi integrativi (ora è al 20%) per incentivare l’adesione ai fondi complementari. Il governo pensa anche di cambiare lo schema di riscatto della laurea: non più parametri fissi calcolati sullo stipendio, ma versamenti liberi e volontari: ovviamente più saranno alti, più crescerà la pensione.
Fonte: La Repubblica
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