LE RAPINE IN BANCA SONO IN VIA DI ESTINZIONE: ADESSO I LADRI PREFERISCONO IL BOTTINO DIGITALE
La banca va online, e le rapine pure. In dieci anni sono crollate di oltre il 90%, mentre i crimini informatici sono sempre più preoccupanti. Il rapporto Clusit 2017 sulla sicurezza informatica indica le banche come il terzo settore più colpito in Italia dal cybercrime, con un aumento del 64% degli attacchi nel giro di un anno.
Al contrario, le rapine tradizionali sembrano in via di estinzione, a giudicare dai dati diffusi da Ossif (il centro di ricerca sulla sicurezza anticrimine dell’Associazione Bancaria Italiana): ancora nel 2007 se ne sono registrate quasi 3.000, contro le appena 360 dell’anno scorso. “Si tratta inoltre nella totalità dei casi di attacchi meno violenti rispetto al passato – osserva Marco Iaconis, coordinatore di Ossif – adesso la rapina è altrove. È un dato che non riguarda solo le banche: emerge anche dall’osservatorio intersettoriale che riunisce diverse categorie di operatori economici”. L’Osservatorio intersettoriale monitora oltre agli istituti di credito, uffici postali, tabaccherie, farmacie, esercizi commerciali, esercizi pubblici, imprese della grande distribuzione, pompe di benzina, locali. “Ma in banca il miglioramento è ancora più marcato” spiega Iaconis. Diminuisce anche il “bottino medio”, che passa a 29.500 euro contro i 33.000 del 2015. Il calo del numero di rapine si avverte in modo sensibile anche nel confronto annuo: è del 33%.
REGIONI A RAPINE ZERO
Ci sono anche quattro regioni a “rapina zero”: sono il Friuli Venezia Giulia, la Sardegna, il Trentino Alto Adige e la Valle d’Aosta. Ma anche le zone a rischio più elevato come le metropoli registrano cali molto consistenti: per Roma la diminuzione da un anno all’altro è del 43%.
In questi anni gli sportelli bancari sono diminuiti e moltissime attività si sono spostate sull’home banking, ma la riduzione delle rapine è frutto soprattutto di una mole importante di investimenti mirati e della sempre più stretta collaborazione con le forze dell’ordine, assicura Iaconis: “Le banche investono molto sulla prevenzione e il contrasto degli attacchi criminali, dalle nostre elaborazioni più recenti, che presenteremo al convegno Abi “Banche e sicurezza”, alla fine del mese, emerge che nel 2016 sono stati spesi circa 600-700 milioni di euro tra misure di sicurezza e formazione dei dipendenti. Soprattutto, ci siamo resi conto che non si può vincere da soli, c’è una collaborazione strettissima con le forze dell’ordine, stiamo firmando protocolli con tutte le prefetture italiane”.
NUOVE FRONTIERE
Mentre sotto il profilo del cybercrime c’è una collaborazione altrettanto stretta con la polizia postale: per agevolarla all’inizio di quest’anno l’Abi ha istituito il Cert Finanziario, una iniziativa per rafforzare la capacità di prevenzione e risposta alle emergenze di tipo informatico dedicata al mondo bancario e finanziario, un organismo pubblico-privato altamente specializzato. Il direttore operativo del nuovo presidio di sicurezza informatica è Romano Stasi, segretario generale di Abi Lab, il Centro di Ricerca e Innovazione per la banca promosso dall’associazione di categoria.
“Anche sulla sicurezza informatica le banche stanno facendo investimenti molto consistenti. – osserva Iaconis – Non bisogna abbassare la guardia né in un campo né nell’altro”. In effetti sta emergendo anche una nuova esigenza, che è quella di coordinamento tra le due “squadre”, quella sulla sicurezza fisica e quella sulla sicurezza informatica.
ASSALTI MISTI
Infatti gli addetti ai lavori rilevano nuovi tipi di attacchi “ibridi”: per esempio un Atm viene scardinato magari con il carro attrezzi, però i criminali agiscono contemporaneamente anche attraverso i terminali informatici. Si tratta di formule emergenti, non ancora conclamate, sulle quali si stanno raccogliendo i primi dati. Anche se ancora si tratta di pochi eventi, è scattato l’allarme: il rischio è notevole, e richiede nuove strategie di intervento.