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COME RISOLVERE I DEBITI CON LE BANCHE?

E’ possibile risolvere i debiti con le banche?

Hai avuto bisogno di soldi, forse non una ma più volte. Ti sei rivolto alla banca convinto di potere, in qualche modo, restituire ogni centesimo dei prestiti ottenuti. Ma qualcosa si è inceppato nel frattempo e sei finito in difficoltà: l’imprenditore ha sentito la crisi, il privato ha avuto delle spese inaspettate. I motivi possono essere diversi.

Il fatto è che devi risolvere i debiti con le banche, ma non sai come. Temi che da un momento all’altro ti arrivi un pignoramento. Che l’ufficiale giudiziario bussi alla tua porta con uno sfratto esecutivo. Che tutto quello che hai costruito con fatica si polverizzi in pochi secondi.

A tal proposito, una sentenza del tribunale di Busto Arsizio e una legge del 2012, nota come la Salva-suicidi, dicono che chi è onestamente in difficoltà e vorrebbe risolvere i debiti con le banche può essere aiutato.

Non si parla di azzerare il conto ma, piuttosto, di stringere un accordo, trovare un compromesso per pagare di meno utilizzando le risorse che si hanno a disposizione, senza dover cercare quelle impossibili da reperire.

 

Che cos’è il saldo e stralcio?

Uno dei modi per risolvere i debiti con le banche è quello di ricorrere al saldo e stralcio. Un metodo riconosciuto dalla legge Salva-suicidi, approvata nel 2012.

Questa legge consente al cittadino di recarsi in tribunale e di presentare una richiesta di saldo e stralcio del debito che, in parole tecniche, significa aderire a quello che si chiama il “piano del consumatore“. In questo modo il richiedente può vedersi ridurre il debito senza che il giudice senta nemmeno i creditori. Ciò, ovviamente, nel caso in cui il magistrato veda che ci siano i presupposti.

Va da sé che il cittadino può, in questo modo (garantendo di rispettare la decisione del giudice), risolvere i debiti con le banche perché dovrà pagare una cifra più bassa di quella pretesa all’inizio. E che, in fondo, le banche saranno contente di poter incassare qualcosa di fronte alla probabilità di non aver alcun ritorno o di dover avviare una noiosa procedura di esecuzione forzata del pagamento.

Il saldo e stralcio viene, di solito, eseguito in una soluzione unica, a meno che le parti si accordino per un pagamento a rate.

 

Risolvere i debiti verso un solo creditore

Mentre la legge contemplava questa possibilità per i debiti contratti con un insieme di creditori, i tribunali si portavano oltre e puntavano ad applicare la normativa ai casi in cui di creditori ce ne fosse soltanto uno.

Il primo passo lo ha dato il tribunale di Busto Arsizio (Varese) nei confronti della ormai estinta Equitalia, oggi sostituita dall’Agenzia delle Entrate Riscossione. Suo il provvedimento con cui sono stati dimezzati 8 mila euro di debito con il Fisco grazie al fatto che il contribuente ha proposto di vendere un suo immobile e di pagare l’Agenzia con il ricavato dell’operazione.

Passa poco più di un mese ed ecco che un altro tribunale, quello di Napoli, si muove nella stessa direzione. Questa volta, però, non con il Fisco come interlocutore ma con davanti una banca. In tale occasione il magistrato campano ha decretato che un consumatore in difficoltà (vera e documentata) ha il diritto di vedersi dimezzare un mutuo ipotecario, anche se l’istituto che ha erogato il finanziamento non è d’accordo. Oltretutto gli conviene essere favorevole a questa soluzione: evita alla banca ulteriori costi per procedere al pignoramento dell’immobile e alla vendita all’asta da cui non ricaverà una somma ingente.

 

Risolvere i debiti dell’imprenditore

Se sei un imprenditore, per risolvere i debiti con le banche puoi appellarti alla legge del 2015 grazie alla quale è possibile trovare un accordo con la banca o con l’intermediario finanziario per programmare un rientro del debito senza particolari traumi.

Per cercar di trovare un’intesa contro il sovraindebitamento (tecnicamente si chiama «ristrutturazione del debito»), occorre una relazione di un revisore contabile e la garanzia che l’accordo possa essere portato a termine, cioè che i creditori ricevano i soldi. Inoltre, l’esposizione del sistema bancario deve essere di almeno il 50% dell’insieme dei debiti dell’impresa.

Solo a quel punto l’imprenditore può proporre l’accordo. Nel caso in cui venga raggiunto ed il titolare dell’impresa abbia più creditori appartenenti a categorie diverse, il debitore può chiedere che gli effetti dell’intesa vengano estesi a chi non ha firmato l’accordo sempre che:

tutti siano stati informati delle trattative in corso ed invitati a partecipare al negoziato;

i crediti di chi ha firmato l’accordo rappresentino almeno il 75% del totale del debito.

Se qualche creditore non intende riconoscere l’accordo, ha 30 giorni per presentare opposizione.

L’intesa produrrà i suoi effetti nel momento in cui sarà stata omologata dal tribunale, previa verifica delle condizioni dell’accordo e del corretto svolgimento della procedura e delle trattative.

Fonte: Adico

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ARRIVA A BORGORICCO PINOCCHIO, IL BURATTINO CONTRO IL BULLISMO

Arriva a Borgoricco “Pinocchio, Le Avventure di un sognatore”, lo spettacolo del Teatro Umbro dei Burattini contro il bullismo.

Domenica 24 marzo il celebre personaggio di Collodi arriva a Borgoricco, presso il Teatro Aldo Rossi, con lo spettacolo “Pinocchio, Le Avventure di un sognatore”.

Un grande classico, ma nella rivisitazione della favola proposta dal Teatro Umbro dei Burattini dove Pinocchio gioca con i moderni videogames e utilizza i social-network.

L’obiettivo di questo spettacolo è quello di veicolare un messaggio contro il bullismo e a favore dell’integrazione sociale, tema sempre più attuale e di primaria importanza anche tra le fasce più giovani e indifese ed esposte a pericoli sia sul web (il cosiddetto cyberbullismo) che negli ambienti di socializzazione.

La particolarità dello spettacolo è quella di raccontare una favola senza tempo che ha appassionato generazioni di bambini attraverso l’antica arte dei burattini che riesce ancora a emozionare e a divertire, lasciando ai più piccoli anche spazio per l’immaginazione.

Oltre a questo, la novità dello spettacolo sta nel raccontare la celebre storia con un’originale rivisitazione, dal momento che Pinocchio giocherà e sarà alle prese con i videogiochi o ancora interagirà con gli altri bambini anche attraverso i social-network.

La compagnia ha deciso così di avvicinare il pubblico più giovane parlando il suo stesso linguaggio, il linguaggio delle nuove generazioni che trascorrono sempre più tempo su internet oppure davanti alla playstation.

I burattini, di grandi dimensioni, utilizzati dalla compagnia umbra sono in legno e tutti dipinti a mano, delle vere e proprie opere d’arte realizzate da un anziano artigiano torinese.

Le musiche dello spettacolo, tutte originali, sono composte da Giuliano Ciabatta in arte “Paco”, musicista e compositore, con al suo attivo prestigiose collaborazioni con artisti di livello nazionale.

Il Teatro Umbro dei Burattini, diretto da Andrea Bertinelli e Vioris Sciolan, ha alle spalle centinaia di spettacoli in tutta la Penisola, dal Piemonte alla Sicilia, e si appresta a toccare nuove regioni in occasione del tour invernale che arriva ora in Veneto per poi raggiungere altre regioni del Nord Italia.

 

INFORMAZIONI UTILI

Pinocchio, Le avventure di un sognatore”

  • Data: domenica 24 marzo

  • Orari: ore 15.00 e 17.00

  • Luogo: Borgoricco – Teatro Aldo Rossi – Viale Europa, 12

 

Per ulteriori dettagli:

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10 AZIONI “RESPONSABILI” PER SALVARE IL PIANETA

Dopo la mobilitazione per il clima, ecco 10 buone azioni per contribuire alla salvaguardia del pianeta.

Dopo la grande mobilitazione contro il cambiamento climatico di venerdì scorso, ecco dieci azioni che ciascuno di noi può mettere in atto per aiutare il pianeta, seguendo i suggerimenti elencati nell’enciclica Laudato si’ “Sulla cura della casa comune” di papa Francesco.

 

1) Differenziata

Una volta si buttava tutto insieme, senza pensarci troppo. Oggi fare raccolta differenziata è un comportamento virtuoso, a livello individuale e collettivo, e anche economicamente rilevante. Differenziare umido, carta e cartone, plastica, alluminio, vetro, metalli ferrosi, significa prima di tutto diminuire l’estrazione delle corrispondenti materie prime e dei processi produttivi collegati: ciò che una volta si considerava scarto, insomma, oggi può diventare “materia prima seconda”. Significa anche inquinare di meno, perché permette di separare e poi smaltire in modo adeguato ogni tipo di rifiuto quando non c’è possibilità di riutilizzo. Ciò vuol dire ridurre i materiali che finiscono in discarica e negli inceneritori, consentendo di abbattere le emissioni di CO2 ad essi collegate. La differenziata, infine, alimenta un’economia del riciclo sempre più importante e ambientalmente sostenibile, che crea occupazione (green jobs) e migliora la qualità della vita per la collettività. (Andrea di Turi)

2) Animali

Trattare con cura gli altri esseri viventi, si legge nella Laudato si’. Gli allevamenti intensivi, fabbriche di carne dove gli animali sono tenuti in condizioni innaturali, sottoposti a privazioni e sofferenze, sono tra le attività che più contribuiscono al degrado del pianeta. Secondo la Fao l’impatto di queste strutture è insostenibile: sono responsabili del 14,5% della produzione globale di gas serra (Ghg). Un terzo della produzione di cereali viene poi impiegata come foraggio, con un rapporto svantaggioso di «cibo consumato per produrre cibo». Elevato l’impatto sulle risorse idriche, per i consumi ma anche per l’inquinamento prodotto. Animali costretti a stare immobili per la loro intera esistenza e in situazioni di sovraffollamento si ammalano e vengono trattati con forti dosi di farmaci che finiscono nelle falde. Quanto allo sfruttamento degli animali per la sperimentazione, il ricorso a metodi (più facili ed economici) che comportano sofferenze impedisce che si sviluppino modelli di ricerca più attendibili. (Barbara Uglietti)

3) Condizionatori

Un passaggio della Laudato si’, paragrafo 55, cita il crescente uso dei condizionatori d’aria come esempio di «abitudini nocive di consumo». Più che una condanna dell’oggetto è un esempio di come, nella ricerca di un «profitto immediato», i mercati stimolano la domanda di oggetti il cui abuso può far danni. Nel caso dei condizionatori le controindicazioni non sono poche. Un piccolo impianto produce il 40% delle emissioni domestiche di CO2 di un single.Anche considerando i modelli a basso consumo (a pompa di calore, con inverter) l’energia necessaria per abbassare la temperatura di un grado è fino a 4 volte superiore a quella che serve per alzarla di un grado. Non a caso da diversi anni i picchi di consumo energetico si toccano in estate, non più in inverno. Il clima più caldo ci spinge a usare di più i condizionatori, i quali però fanno salire i livelli di CO2 e oltretutto emettono calore all’esterno. Un circolo vizioso. Nessuna condanna ai condizionatori, insomma, ma la moderazione in tanti casi è necessaria. (Massimo Calvi)

4) Luci

Quante luci utilizziamo quando siamo a casa? È una delle domande che papa Francesco invita a porsi. Il tema è quello del risparmio energetico. Utilizzare solo la luce di cui abbiamo bisogno, e non sprecarla, significa infatti dover produrre meno energia, impiegare meno risorse energetiche e, siccome il mix energetico mondiale vede ancora una larga prevalenza delle fonti fossili, produrre meno emissioni di CO2. Non si tratta solo di spegnere lampade e lampadari quando si esce, ma di prendere quei piccoli accorgimenti che possono fare grandi differenze: l’utilizzo di lampadine a Led, che abbattono fino al 90% il consumo di energia; o le ciabatte con interruttore, che possono spegnere contemporaneamente molti dispositivi che utilizzano corrente elettrica (televisore, impianto stereo, computer). Certo, se in casa o in azienda si usa al 100% energia rinnovabile le cose possono cambiare un po’. Ma l’energia più pulita di tutte è quella che non si consuma: ha anche un’unità di misura, il negawatt. (A.D.T.)

5) Acqua

L’acqua, ha sottolineato il Papa nell’enciclica, è un bene prezioso ma limitato e sempre più persone rischiano di non averne a sufficienza. Negli ultimi decenni i consumi mondiali di acqua sono aumentati di quasi dieci volte: il 70% è impiegata per l’uso agricolo, il 20% per l’industria, il 10% per usi domestici. Nei Paesi occidentali una persona utilizza 162 litri al giorno, di cui 80 per l’igiene personale e 24 per la nutrizione, quando secondo diversi studi ne basterebbero 50. Nell’utilizzo di lavatrici e lavastoviglie basterebbe prediligere il ciclo ecologico o quello breve, ma sempre a pieno carico, oltre a comprare modelli che necessitano di meno acqua: per le lavabiancheria si possono risparmiare anche 100 litri. Quando si lava l’auto meglio usare un secchio pieno invece di acqua corrente: risparmieremo circa 130 litri di acqua potabile ogni volta. Per lavare frutta e verdure si può riempire una ciotola con dell’acqua e un po’ di bicarbonato. Mentre fare la doccia invece del bagno significa un altro risparmio di 50 litri a volta. (Paolo M. Alfieri)

6) Carta

Risparmiare sulla carta è un piccolo gesto che può produrre enormi benefici.Per ottenere una tonnellata di carta nuova servono infatti 15 alberi, 440mila litri d’acqua e 7.600 Kwh di energia elettrica. Un processo che comporta innanzitutto il disboscamento delle grandi foreste e quindi l’aumento delle emissioni inquinanti che queste sono capaci di assorbire. La produzione di carta riciclata invece, oltre a risparmiare la vita agli alberi, richiede il 60% in meno di energia e l’80% in meno d’acqua rispetto alla carta vergine, e genera il 95% in meno di inquinamento atmosferico. Inoltre è possibile utilizzare carta certificata (come fa “Avvenire”), con i marchi internazionali che garantiscono la gestione responsabile delle foreste secondo standard ambientali, sociali ed economici. Stando ai dati Fao, la produzione mondiale di carta è in leggera flessione ma l’impatto ambientale resta elevato.Nel 2013 sono stati prodotti 397,6 milioni di tonnellate di carta e cartone, di cui il 54% è stato usato per confezionamenti e imballaggi. (Al.Bon.)

7) Plastica

La plastica è una grande scoperta che ha migliorato la qualità della vita, fino a diventare però una delle prime cause di inquinamento del pianeta.Dal 1950 a oggi la produzione mondiale è passata da un milione e mezzo a 245 milioni di tonnellate annue, ponendo sfide soprattutto per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti non biodegradabili. Ne sono una testimonianza i giganteschi accumuli di rifiuti plastici venutesi a creare negli Oceani, con un’estensione che arriva a milioni di chilometri quadrati, un’area più estesa della superficie degli Stati Uniti.Secondo l’Agenzia per l’ambiente dell’Onu (Unep) circa 100.000 mammiferi marini, un numero consistente di tartarughe e un milione di uccelli marini rimangono uccisi ogni anno dalla plastica, per ingestione o intrappolamento. Trattandosi di un derivato del petrolio il primo impatto avviene però tramite l’estrazione, il trasporto e lo stoccaggio degli idrocarburi. Segue il processo della trasformazione in plastica con la relativa produzione di emissioni nocive. (Alessandro Bonini)

8) Cibo

Cucinare solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare, come suggerisce Francesco, non è solo un modo per rispettare chi ha meno, ma per creare le condizioni perché gli alimenti possano entrare in un circolo di ridistribuzione.Ogni anno 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti, un terzo del cibo prodotto, va perduto o sprecato (stime Fao). La gran parte degli sprechi alimentari, oltre il 40%, avvengono tra le mura domestiche, il resto in fase di produzione o distribuzione. C’è dunque molto che possiamo fare per limitare questo spreco. In Italia si calcola che il valore del cibo buttato via ammonti a 37 miliardi di euro, praticamente 450 euro l’anno a famiglia. Secondo uno studio della Coldiretti se si riutilizzassero questi alimenti si potrebbero sfamare 44 milioni di persone. L’invito non è solo a sprecare meno, ma a fare il possibile per rimettere in circolo le eccedenze e ridistribuirle, come ad esempio fa la Caritas o le organizzazioni tipo Banco alimentare. (Massimo Calvi)

9) Trasporti

I mezzi pubblici? Senz’altro meglio dell’auto privata. Per costi e rispetto dell’ambiente, innanzi tutto. «La qualità della vita nelle città è legata in larga parte ai trasporti – scrive il Papa – che sono spesso causa di grandi sofferenze per gli abitanti. Nelle città circolano molte automobili utilizzate da una o due persone, per cui il traffico diventa intenso, si alza il livello d’inquinamento, si consumano enormi quantità di energia non rinnovabile e diventa necessaria la costruzione di più strade e parcheggi, che danneggiano il tessuto urbano. Molti specialisti concordano sulla necessità di dare priorità ai trasporti pubblici». E se proprio si devono usare le quattroruote lo si può fare in modo coscienzioso. Ad esempio col car pooling: termine che indica l’utilizzo di una vettura tra un gruppo di persone allo scopo di ridurre i costi. Colleghi che abitano nella stessa zona raggiungono il posto di lavoro usando a turno una sola macchina. Che diventa così una specie di piccolo “mezzo pubblico”. (M.Rin.)

10) Alberi

Piantare un albero è un gesto fondamentale per esprimere la volontà di prendersi cura del nostro pianeta. Prima di tutto gli alberi assorbono anidride carbonica (CO2), ritenuta il principale gas climalterante, ovvero responsabile dell’effetto serra (il riscaldamento del pianeta) e dei cambiamenti climatici. L’albero, insomma, “mangia” la CO2 presente in atmosfera: a seconda del contesto in cui è inserito, urbano o meno, si stima l’albero possa assorbire tra i 10 e i 50 kg di CO2 all’anno, da moltiplicare per gli anni del suo ciclo vitale. Molte aziende impegnate nella sostenibilità, in particolare quelle industriali, decidono di piantare alberi per compensare le emissioni legate alla loro attività. L’albero, inoltre, che in città aiuta ad abbattere le temperature, è un potente fattore di ri-naturalizzazione del territorio, che permette di combattere e prevenire il consumo di suolo. Piantare un albero è poi un gesto simbolico: significa avere fiducia nel futuro. E impegnarsi perché sia migliore. (A.D.T)

Fonte: Adico

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27ª EDIZIONE “GIORNATE FAI DI PRIMAVERA”

A Padova nove le aperture straordinarie coinvolte nelle Giornate FAI di Primavera.

Sabato 23 e domenica 24 marzo, il FAI – Fondo Ambiente Italiano invita tutti a partecipare alle Giornate FAI di Primavera per guardare Padova e la sua provincia con uno sguardo nuovo e costruire un ideale “ponte” tra culture che ci farà viaggiare in tutto il mondo.

In occasione delle Giornate FAI, la scoperta di un luogo speciale dell’immenso patrimonio paesaggistico italiano non è solo un’esperienza che va ad arricchire il bagaglio culturale di ogni visitatore, ma un’occasione straordinaria di incontro tra persone di età, interessi, provenienza diversi unite dal desiderio di conoscere luoghi eccezionali del proprio territorio che necessitano di essere tutelati e valorizzati.

La manifestazione è anche un importante evento di raccolta fondi e un’occasione per raccontare a tante persone gli obiettivi e la missione della Fondazione.  Per questo, all’accesso di ogni luogo aperto verrà chiesto ai visitatori un contributo facoltativo, preferibilmente da 2 a 5 euro. I preziosi contributi raccolti saranno destinati al sostegno delle attività istituzionali del FAI.

Tra Padova e la sua provincia sono nove le aperture straordinarie coinvolte nelle Giornate di Primavera. Ad accogliere e guidare i visitatori, ci saranno gli Apprendisti Ciceroni, studenti della scuola di ogni ordine e grado che hanno scelto con i loro docenti di partecipare a un progetto formativo di cittadinanza attiva, che permetterà loro di vivere e raccontare da protagonisti, anche solo per un giorno, le meraviglie del loro territorio.

 

In città sarà possibile visitare:

  • Palazzo Zacco (Circolo Ufficiali, Prato della Valle). L’edificio fu commissionato dal nobile Marco Zacco che nel 1555 ne affidò il progetto al noto architetto bergamasco Andrea Moroni. Il Palazzo che probabilmente venne eretto inglobando precedenti edifici, venne completato nel 1557, caratterizzato da una teoria di lunette ed obelischi posti a coronamento della cornice. Fino agli inizi dell’Ottocento di proprietà della famiglia Zacco, venne venduto alla Congregazione mechitarista armena e in seguito acquistato dal Comune di Padova e da esso venduto allo Stato nel 1904. Dal 1954 è la sede del Circolo Ufficiali.

  • Palazzo Nalin (Padova – Via Marsala, 49). Il palazzo sorge in un’area molto antica, tanto da ipotizzare che nella sua costruzione siano state riutilizzate strutture di fondazione risalenti al periodo romano. L’edificio, sicuramente rimaneggiato nel tempo, assunse un aspetto molto vicino a quello attuale alla fine del Seicento, un ampio scalone in marmo porta al piano nobile dove, nonostante alcuni adattamenti, conserva caratteristiche e atmosfere di casa altoborghese ottocentesca. Dalle finestre poste sul retro si può godere la vista del platano monumentale, di oltre trecento anni, che cresce nel del giardino dell’adiacente Palazzo Papafava, realizzato su progetto di Giuseppe Jappelli. Le visite inizieranno da Palazzo Nalin, dove saranno formati i gruppi, e da qui proseguiranno per l’Oratorio dei Colombini.

  • Oratorio dei Colombini (Padova – Via dei Papafava, 5/6). Il piccolo Oratorio, secondo la tradizione più diffusa, prende il nome dai componenti di una piccola confraternita composta da ex ladroni chiamati Colombini per la bontà che manifestarono dopo che S. Antonio li convertì, in occasione della sua prima venuta a Padova nel 1227. L’Oratorio faceva parte di un più vasto complesso che comprendeva un chiostrino e un altro Oratorio. L’intera proprietà fu incamerata dal Demanio in seguito alle soppressioni napoleoniche, e acquistata nel 1810 dai conti Alessandro e Francesco Papafava de’ Carraresi. I lavori di demolizione eseguiti nel 1817 conferirono al luogo l’aspetto attuale. Al suo interno si conservano ancora due testimonianze della tradizione antoniana, il pulpito in trachite inglobato nella parete di destra della navata e, nel giardino, il pozzo dentro al quale sarebbe caduto il breviario di S. Antonio, restituito asciutto dagli angeli.

 

In provincia:

A Vigonza, a cura della Delegazione di Padova, sono tre i siti che saranno visitabili durante le Giornate del FAI.

  • Il Chiostro dell’ex Convento di Santa Margherita (Via Carpane, 1). Il chiostro è ciò che rimane del convento di Santa Margherita, la cui esistenza è attestata per la prima volta da atti di compravendita risalenti al 1136 e al 1138. In seguito, nel 1155, fu concesso con bolla papale ai canonici regolari di Sant’Agostino, dediti alla cura delle anime e degli ammalati. Una lapide murata sul campanile testimonia l’inizio della sua costruzione (1454), altre notizie sul complesso si evincono dai resoconti delle visite pastorali, che danno ampie descrizioni della canonica e della chiesa, confermate dagli scavi archeologici eseguiti in occasione dei lavori di restauro.

  • Il Borgo rurale “Fratelli Grinzato”, realizzato nel 1938 su progetto dell’architetto Quirino De Giorgio (1907-1998), si inserisce in un ampio programma del regime fascista, volto a realizzare nuovi insediamenti nei luoghi interessati dagli interventi di bonifica agraria e a migliorare le condizioni abitative della popolazione contadina. L’intervento urbanistico ed architettonico di Vigonza è di particolare interesse perché uno dei meglio conservati. L’autore, l’architetto Quirino De Giorgio, esponente di spicco del movimento futurista attivo in particolare a Padova e nei territori circostanti, coglie l’occasione, offerta dai suoi legami con gli ambienti politici dell’epoca, per mettere in pratica le sperimentazioni nell’ambito della composizione e della progettazione architettonica influenzate dal vivace dibattito culturale della cerchia di artisti da lui frequentati.

  • Il Castello dei da Peraga (Via Arrigoni, 1), infine, fu edificato dove la via di collegamento tra Padova e Treviso superava la Tergola, a presidio dell’importante nodo viario. L’edificio risale al XIII secolo e, fortezza in origine, attualmente presenta la tipologia tipica del palazzo, dopo aver subito nei secoli almeno cinque trasformazioni. Sono ancora visibili tracce dell’antica fortificazione e di una torre, più volte citata da fonti storiche. Dopo i da Peraga, fu dimora di altre importanti casate, Badoer, Giustiniani, Michiel, Bettanini, fino a diventare proprietà pubblica nel 1985 con l’acquisto da parte del Comune.

 

Gli iscritti alla Fondazione, e chi si iscriverà al FAI in occasione della manifestazione, potranno godere di ingressi dedicati e accessi prioritari.

Tra le aperture riservate agli iscritti troviamo:

  • l‘antica grotta termale naturale del Colle di Sant’Elena a Battaglia Terme, nota già in epoca longobarda. Nelle sue acque si bagnarono Plinio il Vecchio, il filosofo Plutarco di Cheronea e Teodorico, re degli Ostrogoti. Nel corso del XVIII secolo la grotta accolse illustri viaggiatori del Grand Tour come il filosofo Michel de Montaigne e lo scrittore Stendhal.

  • Lex stabilimento termale “Pietro D’abano” (sempre a Battaglia), chiuso ormai da trent’anni. Nato per volontà della Cassa Nazionale per le Assicurazioni Sociali, l’attuale stabilimento INPS di Battaglia Terme sorge dove un tempo si trovavano il Grand Hotel delle Terme, lo stabilimento Sant’Elena e gli annessi, tutti di proprietà dei conti Angelo e Gabriele Emo. Acquistati gli edifici nel 1927 si sarebbe dovuto procedere ad una ristrutturazione, ma si preferì la completa demolizione per poter ricostruire in posizioni ritenute più idonee. Il nuovo complesso termale, costituito da due padiglioni distinti destinati ad accogliere e curare gli assicurati dell’allora Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale e i privati, fu inaugurato alla presenza dalle locali autorità nel 1936. Dopo la parentesi della guerra lo stabilimento riprese la sua vocazione alle cure termali fino al 1993, anno della sua chiusura. Al suo interno ancora molti sono gli oggetti che possono raccontare l’attività di cura che vi si svolgeva.

  • Villa Maldura Grifalconi Bonacossi a Pernumia, costruita nella prima metà del Settecento per volontà di Alvise Grifalconi. La villa fu oggetto di diversi passaggi di proprietà che contribuirono a definire la struttura fino a farla divenire quella che oggi conosciamo. Nel 1721 fu venduta alla famiglia Maldura che ne fece la propria residenza di campagna. A questo periodo dovrebbe risalire la decorazione interna della villa caratterizzata da stucchi alle pareti e da fregi dipinti che richiamano le antiche grottesche di età romana. Alla famiglia si deve anche la sistemazione del parco con statue in pietra tenera, la costruzione di serre e di una limonaia destinate ad accogliere la collezione di piante provenienti anche dall’estero.

I siti in provincia di Padova, tranne Vigonza, sono curati dal Gruppo FAI Giovani di Padova.

 

Per gli orari di apertura è possibile consultare il sito: Giornate FAI

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